Tre vissuti differenti per Attilio Romita, Edoardo Donnamaria e George Ciupilan
George, Edoardo e Attilio parlano della loro adolescenza e del rapporto che hanno avuto con i genitori
George e Edoardo non potrebbero avere due percorsi più diversi: l'uno è dovuto crescere in fretta, l'altro è stato viziato e protetto dai propri genitori.
Seduti in cortiletto, parlano della loro infanzia e del loro rapporto con i familiari. Edoardo è rimasto in casa fino ai diciott'anni, solamente andando all'università è risuscito a staccarsi da sua madre e suo padre. Stare con loro aveva pro e contro: da un lato si è sentito protetto, dall'altro affidarsi a loro era una scusa per rifuggire dalle proprie responsabilità.
Prima, qualsiasi problema avesse, alzava il telefono e chiedeva alla madre di risolverlo. Ancora oggi la donna ha una certa influenza su di lui. Se deve fargli un rimprovero, non si tira indietro.
Ha capito, però, che doveva maturare e che non poteva dipendere sempre dai propri genitori. C'è un gap generazionale difficile da colmare ed è normale che le visioni siano spesso differenti, ma bisogna avere il coraggio di perseguire i propri obiettivi. Da adulti non ha senso chiedere il permesso, ma ci si può appellare alla famiglia per un consiglio.
Al contrario, George ha avuto molta libertà. Sua madre si fidava di lui e non gli ha mai impedito di fare nulla. Per questo motivo è cresciuto in fretta. È finito in situazioni spiacevoli, alle volte, ma ciò l'ha obbligato a risolversi i problemi da solo. Frequentando delle persone più grandi di lui, è riuscito ad apprendere più velocemente. Sicuramente ha bruciato le tappe, ma oggi, a soli vent'anni, può dirsi adulto.
Seduti in cortiletto, parlano della loro infanzia e del loro rapporto con i familiari. Edoardo è rimasto in casa fino ai diciott'anni, solamente andando all'università è risuscito a staccarsi da sua madre e suo padre. Stare con loro aveva pro e contro: da un lato si è sentito protetto, dall'altro affidarsi a loro era una scusa per rifuggire dalle proprie responsabilità.
Prima, qualsiasi problema avesse, alzava il telefono e chiedeva alla madre di risolverlo. Ancora oggi la donna ha una certa influenza su di lui. Se deve fargli un rimprovero, non si tira indietro.
Ha capito, però, che doveva maturare e che non poteva dipendere sempre dai propri genitori. C'è un gap generazionale difficile da colmare ed è normale che le visioni siano spesso differenti, ma bisogna avere il coraggio di perseguire i propri obiettivi. Da adulti non ha senso chiedere il permesso, ma ci si può appellare alla famiglia per un consiglio.
Al contrario, George ha avuto molta libertà. Sua madre si fidava di lui e non gli ha mai impedito di fare nulla. Per questo motivo è cresciuto in fretta. È finito in situazioni spiacevoli, alle volte, ma ciò l'ha obbligato a risolversi i problemi da solo. Frequentando delle persone più grandi di lui, è riuscito ad apprendere più velocemente. Sicuramente ha bruciato le tappe, ma oggi, a soli vent'anni, può dirsi adulto.
Anche Attilio interviene nel discorso. Riconosce che George è cresciuto prima, a dodici anni era come se ne avesse diciotto. La sua famiglia gli ha insegnato il senso del dovere, ha imparato fin da bambino che per ottenere qualcosa bisognava sudarsela.
Al contrario, lui è cresciuto nella bambagia. Era un figlio unico viziato e coccolato. Tutto quello che voleva lo riceveva e, nel caso i suoi genitori si opponessero, ci pensava il nonno ad accontentarlo.
Solamente grazie ad una vacanza studio ha capito che, fuori casa, doveva rispettare delle regole. La vita non era quella che aveva vissuto lui, ma era molto più complicata.
Arrivato a trent'anni ha raggiunto l'indipendenza economica e finalmente si è sentito adulto, ma il percorso è stato lungo, molto più lungo di quello di George.
Attilio, George, Edoardo: tre uomini differenti, con percorsi differenti ma accomunati da sani valori. E, per un certo, verso Edoardo ha proprio ragione: la persona che si diventa dipende in gran parte dall'educazione che si riceve.
Al contrario, lui è cresciuto nella bambagia. Era un figlio unico viziato e coccolato. Tutto quello che voleva lo riceveva e, nel caso i suoi genitori si opponessero, ci pensava il nonno ad accontentarlo.
Solamente grazie ad una vacanza studio ha capito che, fuori casa, doveva rispettare delle regole. La vita non era quella che aveva vissuto lui, ma era molto più complicata.
Arrivato a trent'anni ha raggiunto l'indipendenza economica e finalmente si è sentito adulto, ma il percorso è stato lungo, molto più lungo di quello di George.
Attilio, George, Edoardo: tre uomini differenti, con percorsi differenti ma accomunati da sani valori. E, per un certo, verso Edoardo ha proprio ragione: la persona che si diventa dipende in gran parte dall'educazione che si riceve.